martedì 22 gennaio 2013

Come diventare alti e crescere in altezza.Diventare Alto !


Diventare alto !

E' generale il pregiudizio che, raggiunta l'età matura, l'altezza del corpo umano debba
restare immutabile. Questa idea errata dipende dalla diffusa ignoranza sulla costituzione
anatomica del nostro corpo. Ma basta richiamare alla mente del lettore alcune semplici
nozioni apprese sui banchi di scuola, per convincerlo che non sussiste nessuna ragione
perché il corpo non possa crescere in altezza come crescere in larghezza.
Il corpo umano si compone di tre parti distinte: la testa, il collo e il tronco, le gambe. Se e' inutile sperare di poter variare l'altezza del capo di un adulto, la lunghezza del collo, del tronco e delle gambe può indubbiamente essere accresciuta.
Il collo e il tronco , come tutti sanno, sono sostenuti da una colonna flessibile, la colonna vertebrale, costituita dalla sovrapposizione di varie ossa e vertebre, messe in fila le une sulle altre come tante monete. Le trentadue vertebre costituenti la colonna vertebrale sono collegate mediante legamenti e muscoli, che pur vietando loro di sfasciarsi, assicurano al corpo la possibilità di piegarsi, di estendersi e di girare fino a un certo punto su se stesso.


Il mezzo principale d'unione fra le vertebre é il menisco intervertebrale, specie di disco o cuscinetto fra l'una e l'altra vertebra , formato di una sostanza fibro-cartilaginosa.
Nelle persone non esercitate, sedentarie e anziane, il menisco tende ad atrofizzarsi e perciò la statura si abbassa. Quando il corpo non ha il necessario riposo, i menischi si raccorciano e le vertebre si accostano fra loro.
Quando, al contrario, il corpo é riposato, i menischi riprendono la loro elasticità ed ecco perché al mattino noi siamo più alti che alla sera .
É facile stabilire con le cifre la grande influenza che l'esercizio delle spina dorsale può
avere sulla statura. Un menisco in perfetto stato misura da 3 a 4 millimetri, un menisco
atrofico non ne misura che uno! Siccome la colonna vertebrale ne contiene 23, la lunghezza dell'intera colonna, conseguentemente la statura dell'individuo può perdere perfino sette centimetri proprio per mancanza di un appropriato esercizio fisico.
Una seconda causa importantissima concorre a diminuire la statura umana é l'incurvamento e le deviazioni della colonna vertebrale. La colonna vertebrale che nel fanciullo sano é quasi perfettamente rettilinea, con l'avanzare degli anni si incurva a forma di S, di cui una curva concava dorsale fra le scapole e una curva concava lombare fra i reni. Si può qui calcolare che in seguito a queste due curve anormali derivanti dalla mancanza di esercizio, un individuo può perdere dai 2 ai 3 centimetri d'altezza.
Osservando le persone obese per esempio, si vede che, per una legge de equilibrio, esse rigettano le spalle indietro e abbassano il capo in modo da compensare il peso del ventre.
Per quanto riguarda le gambe é evidente che un appropriato esercizio influirà sulle
articolazioni come per la schiena. Nei sedentari la tibia e il femore non formano più la linea diritta voluta dalla natura, ma una linea spezzata, naturalmente meno alta della precedente.

Anche ai fianchi e al metatarso un buon esercizio può far ottenere tutta l'estensione possibile e tutto sommato possono essere guadagnati fino a quattro centimetri anche per le membra inferiori. Una considerazione particolare meritano i piedi.
Il piede umano, imprigionato dalla scarpa, é andato soggetto nel corso dei secoli a contrarre deformazioni di cui la più frequente é senza dubbio quella conosciuta con il nome di piede piatto. Il piede piatto deriva per lo più dalla debolezza dei fasci muscolari del metatarso, cosicché le dita dei piedi si sollevano confermando alla pianta del piede la forma di una linea orizzontale. In tal modo si perde facilmente fino a un centimetro di statura.
6. É risaputo che la respirazione libera, ampia, profonda, é un elemento indispensabile per
accelerare il ricambio materiale. É da tempo immemorabile che medici e igienisti
raccomandano di respirare il più possibile aria libera e pura e raccomandano perciò le
abitazioni alte, passeggiate nei boschi, in campagna e al mare. É importante sottolineare che l'ossigeno é un vero alimento di crescita ; si consiglia quindi di respirare profondamente e soggiornare in ambienti sani e ventilati.

7. Una delle cause maggiori nei disturbi di crescita é dato dall'uso e abuso dell'alcool e della carne. In questo quasi tutti i medici sono concordi. Raccomandiamo perciò a coloro che ambiscono di accrescere la loro statura di moderare il maggior possibile il consumo.
Nei pasti dovranno entrare alimenti ricchi di sostanze che più particolarmente servono a
rafforzare la struttura ossea del corpo.
A tal proposito il medico veterinario Dr. Pagés scrive:
< Negli animali, i fattori dello sviluppo generale del corpo sono; l'allattamento prolungato,
ma non pero sino al punto di indebolire mantenendo troppo a lungo i tessuti molli; la vita all'aria aperta, libera e gli alimenti verdi. Dopo gli alimenti verdi, l'avena per il cavallo, il riso per il bue e la zuppa per tutti. Quando si vuol allargare il bacino delle scrofe, ci si guarda bene dal dar loro degli alimenti che ingrassano, ma piuttosto dei alimenti verdi come
le voglie di cavolo. Questo ci dimostra che noi usiamo troppi cibi concentrati durante la
nostra infanzia e giovinezza, del pane bianco, delle carni rosse e dello zucchero: non ci sono in tutto ciò i plasma fortemente mineralizzati che sviluppano il grosso intestino e assicurano la crescita in lunghezza >.
Bisognerà pero evitare la sovralimentazione che é una causa di perturbamento della crescita. Si eviterà ancora più la tachifagia, cioè l'abitudine di masticar male e in fretta. Malgrado la sua banalità, anche questa é una raccomandazione di primo ordine.
La qualità degli alimenti ha un'importanza principale.
Alcune sostanze favoriscono la crescita, come gli idrati di carbonio (pane,pasta), gli alimenti fosforati (lenticchie, piselli, fagioli, fave, purché sotto forma di purea), il cloruro di sodio (sale di cucina,sotto forma di bagni salati). Altri alimenti rallentano la crescita e fra questi abbiamo già annoverato l'uso della carne e dell'alcool. Anche l'uso di caffè , the e zucchero dovrebbe essere moderato.
Il pesce é un alimento assai favorevole alla crescita. La loro carne contiene infatti una
buona quantità di lecitina.
Ai ragazzi in periodo di crescita é consigliato il vitto vegetariano, mitigato però e pollo
lesso o arrosto. con carni di pesce.
Consigliati pure i formaggi freschi, budini di riso e semola, frutta fresca e pane integrale.
Evitare dove possibile la cottura dei cibi, questo per mantenere intatto il loro valore
vitaminico. Da ricordare infine che i disturbi gastrici sono quasi sempre una causa di
disturbi della crescita.
Un potente ausilio all'energia di crescita é riscontrato nelle decozioni di cereali che
contengono vitamine, lecitine e sali minerali, a patto di adoperare grani interi e non
decorticati o macinati.
Diamo qui la formula di un decotto veramente straordinario, ideata dal Dott. Maurizio
Springer medico dell'Ospedale dei Fanciulli Assistiti di Parigi.
9. Il grande mezzo alla portata di tutti per aumentare di statura é la ginnastica muscolare.
L'esercizio muscolare ha una importanza tale che con il suo solo impiego si può aumentare la statura umana oltre a migliorare naturalmente lo stato di salute generale. L'esercizio muscolare attiva le combustioni intra-organiche, i mutamenti nutritivi (metabolismi) aumentano di intensità e i rifiuti tossici vengono più facilmente eliminati. Ne risulta un aumento di vitalità per l'individuo e un miglior rendimento dell'energia di crescita che è l'insieme delle forze fisico-chimiche che concorrono allo sviluppo.
Questi fenomeni si manifestano nell'organismo, ma il loro effetto é particolarmente intenso a livello degli organi che sono la sede di un lavoro fisiologico molto attivo; per esempio: le
cartilagini di congiunzione. Ma questi organi vengono ugualmente sovreccitati da un lavoro
locale; l'attività si manifesta particolarmente a livello delle membra inferiori le cui
cartilagini di congiunzione costituiscono l'agente più importante dell'aumento di statura.
Questo giustifica l'ampia attenzione dedicata agli esercizi per gambe e piedi.
Bisogna poi rilevare che le regioni che presiedono al movimento muscolare, costituiscono
una specie di unita fisiologica. Per es.: al livello della regione del ginocchio, la pelle, il
tessuto cellulare sottostante, i muscoli, il periostio, le ossa e le cartilagini rappresentano una regione i cui organi sono solidali, tutti irrigati dagli stessi tronchi vascolari e traversati da nervi provenienti dai medesimi tronchi nervosi; in sostanza si ha un egual centro trofico per organi differenti.

Ne risulta che quando che quando si fanno funzionare i muscoli di questa regione, si attiva la nutrizione delle ossa, del periostio e delle cartilagini di congiunzione sotto giacenti.
Cosi si spiega come l'esercizio muscolare riesca a stimolare l'attività delle cartilagini di
congiunzione, ciò che determina un aumento di statura. Per questo, anche quando diciamo che l'effetto di un determinato esercizio é l'irrobustimento di un muscolo, é sottinteso che si agisce anche sulle cartilagini sotto giacenti. Infine il riposo. Si consiglia di dormire un numero sufficiente di ore( mediamente 8), poiché
durante il sonno il corpo stimola e produce in maggior quantità l'ormone della crescita.
tratto da biblioteca HERMES

lunedì 21 gennaio 2013

Il potere del Respiro guarigione ed energia


Di seguito riporterò un documento scritto dalla dottoressa  Giovanna Visini   .Ho deciso di inserirlo nel blog perché è uno dei testi più belli scritti sulla respirazione. Ogni volta che lo rileggo mi fa capire l’importanza vitale di un gesto così semplice ma fondamentale. 



Tutti sanno cosa sia la respirazione,non tutti però sanno come respirare ed ancor meno conoscono le sue potenzialità.
La respirazione oltre a ricaricare il corpo di energia aiuta l’animo a calmarsi e sgombra la mente dai pensieri negativi ed ossessivi che talvolta ci ottenebrano,non consentendoci  di guardare il mondo come è in realtà.inoltre ho potuto constatare il potere che la respirazione ha nel rimuovere i blocchi emotivi che si manifestano a livello fisico. Blocchi che addirittura certe persone portano fin da bambini a causa di un autorità quale genitori,professori,scuola etc.. che con il loro uso impropio di potere sul bambino-subordinato ne turbano l’animo non consentendogli un libero sviluppo armonico.
Credo che la respirazione sia la chiave per condurre una vita serena ed il primo passo per raggiungere la liberazione dello spirito.

Il potere terapeutico del respiro
di Giovanna Visini  
Il medico e psicoterapeuta R.Dahlke, autore di molti libri, tra cui La straordinaria forza terapeutica del respiro (Tecniche Nuove, 2003), definisce il respiro “il terapeuta perfetto” che “collega tutte le istanze del nostro essere, consentendo il contatto nei punti in cui lo scambio e la comunicazione risultano bloccati, ripristina il flusso delle energie vitali, laddove queste ristagnano”. Nel respiro sono presenti sia il sistema di regolazione automatica (come per la circolazione sanguigna) sia quello del controllo volontario delle funzioni (come per i muscoli scheletrici). “Possiamo respirare consapevolmente, ossia modificare volontariamente la profondità dell’inspirazione e dell’espirazione, ma il respiro continua a fluire anche di notte, durante il sonno, quando la coscienza vigile viene disattivata. Il respiro rappresenta dunque una connessione tra le attività esteriori, consapevoli, e la vita interiore inconscia del corpo [e della psiche]; e non collega solo conscio e inconscio, giorno e notte, bensì, attraverso i lobi polmonari, anche sinistra e destra, quindi polo maschile e femminile. Anche il sopra e sotto vengono messi in contatto, perché ogni respiro viene percepito anche nel basso ventre e, attraverso il diaframma, principale muscolo dell’apparato respiratorio, raggiunge anche l’intestino.” Il respiro libera l’energia vitale che ristagna nei blocchi emotivi, nelle difese e resistenze, nel bisogno di controllo, nei modelli di comportamento condizionati e cristallizzati, negli schemi e visioni rigidi di noi stessi e della vita, nella corazza di tensioni (quella che W. Reich chiamava la corazza caratteriale) che è diventata la nostra seconda pelle. Ci “rieduca” a fluire con la vita, a rilassarci, riacquistando fiducia nelle nostre risorse e nella bontà dell’esistenza, riduce fino ad eliminare la paura di vivere e di soffrire, ci rende più aperti e sicuri, riparando le ferite e i traumi più o meno gravi non elaborati emotivamente che distorcono il nostro sguardo sulla realtà, impedendoci di essere più creativi e flessibili nell’affrontare giorno per giorno la nostra vita. Ho iniziato il mio percorso personale e professionale con il Rebirthing in Cile nel 1990.


 Quello che ho vissuto seduta dopo seduta sul lettino dello studio della mia amata guida cilena , psicologa e rebirther, mi ha fatto scoprire il potere di trasformazione interiore della respirazione circolare che si pratica nel Rebirthing. Come le tantissime persone che in seguito hanno respirato con me, posso dire anch’io che il Rebirthing mi ha cambiato la vita. Lavoravo all’epoca per l’Unicef, un lavoro entusiasmante e pieno di gratificazioni. Molti anni passati in Africa e in America Latina, la conoscenza di molti paesi, lingue e culture diverse, l’importanza di un’attività che contribuiva a salvare la vita di tanti bambini e di tante donne, esperienze arricchenti dal punto di vista umano e professionale. Tuttavia, come spesso accade a un certo punto della nostra vita, iniziai a sentire crescere in me il bisogno di operare dei cambiamenti. Provavo una profonda inquietudine, la spinta a cercare un senso più profondo da dare alla mia vita. Cominciò una ricerca che mi portò a studiare le filosofie e le tradizioni spirituali orientali, andando varie volte in India, a praticare la meditazione, a riprendere lo studio delle psicologie occidentali, a lavorare su di me utilizzando diversi metodi e approcci terapeutici. Dobbiamo a C.G. Jung il termine “individuazione” per indicare la meta di questa tensione interiore, questo bisogno di diventare più compiutamente se stessi, armonizzando la personalità intorno a un centro che è il Sé. Anche la Psicosintesi si applica al raggiungimento di questo obiettivo (vedi il mio saggio Il Rebirthing come percorso di crescita, su questo sito). Allora, nel 1990, cercavo un metodo che mi mettesse in contatto con le dimensioni più profonde di me, non solo quelle dell’inconscio biografico ma anche quelle dell’inconscio superiore transpersonale. Incontrai il Rebirthing e mi conquistò per la sua potente efficacia, per il fatto che fosse basato sulla
respirazione, un metodo naturale, da sempre conosciuto dalle antiche tradizioni soprattutto orientali, eppure capace di risolvere disturbi e disagi, di sciogliere antichi nodi e di operare un profondo rinnovamento interiore.


Iniziai un viaggio all’interno di me stessa che non si è mai esaurito, continua ogni giorno. In questo viaggio ho attraversare tanti paesaggi, a volte (all’inizio soprattutto) dolorosi e difficili, poi sempre più luminosi e carichi di intuizioni e sensazioni di pace, di ritorno a casa, di ritrovare il significato profondo dell’esistenza, stati transpersonali di unità, consapevolezza e pura gioia.
Come spesso accade utilizzando questa respirazione, nelle prime sedute ho provato gli irrigidimenti, i formicolii, i crampi e mi sono dibattuta nelle mie tensioni e nei miei blocchi. Ho pianto moltissimo, si piange spesso nel Rebirthing perché si lasciano andare e si sciolgono emozioni rimosse, spesso molte antiche o precoci, sofferenze a volte superate razionalmente ma non integrate, non ancora veramente dissolte. Ho incorniciato nel mio studio un verso di Thich Nhath Hanh, il monaco vietnamita maestro Zen, scritto da lui con il pennello che dice “Le lacrime che ho pianto ieri sono diventate pioggia”. Mi è sembrato bellissimo e così appropriato per esprimere quello che accade in molte sedute, quando oltre il pianto si trova il significato profondo di quello che abbiamo vissuto, ci si riconcilia con noi stessi, con gli altri, con la vita, ci si perdona e si perdona, e si sente nelle fibre più profonde del nostro essere che le nostre lacrime sono diventate pioggia e noi siamo quella pioggia. Ho rivissuto la mia nascita molto traumatica, in cui mi sentivo soffocare ed ero sicura di morire per poi provare alla fine un sollievo e una felicità travolgenti. Ho rivissuto situazioni rimaste sepolte dentro di me, di cui avevo ricordo ma che consideravo archiviate, o che non ricordavo. La cosa che mi sorprendeva era il fenomeno della doppia coscienza che spesso accade nel Rebirthing (conosciuto anche dalla neurologia, dopo gli esperimenti di W. Penfield), l’essere cioè consapevole di me che stavo respirando e allo stesso tempo il fatto di rivivere nel presente situazioni, emozioni e sentimenti che risalivano a altre epoche della mia vita e a volte addirittura non relazionabili con la mia storia biografica…inconscio collettivo, inconscio familiare, vite passate? La definizione è poco importante, ma certamente si trattava di “ripuliture” del mio bagaglio bio-psichico inconscio.
L’esperienza di trasformazione profonda che ho vissuto grazie al Rebirthing, grazie al potere del respiro, mi ha fatto decidere di continuare a studiare, a praticare e fare di questo metodo il mio nuovo lavoro, lasciando dopo qualche anno l’Unicef, tornando in Italia, seguendo altri corsi di
formazioni, praticando e studiando non solo il Rebirthing ma anche altri approcci, come il Rei-Ki, la Gestalt, la Psicosintesi, il Counseling ad approccio umanistico-esistenziale. In Italia ho conosciuto Filippo Falzoni Gallerani, fondatore della Scuola di Rebirthing Transpersonale,
diventando sua allieva e poi collega. Come spesso accade alle persone che scoprono qualcosa di altamente utile e benefico, volevo anch’io che anche altre persone potessero beneficiare di questo formidabile strumento di guarigione, di crescita ed evoluzione. Mi ero ormai da tempo resa conto che i problemi della gente e del mondo, anche quelli che per tanti anni avevo cercato di risolvere lavorando per l’Unicef, venivano affrontati in modo non risolutivo, l’ottica era parziale e mirava soltanto agli aspetti più superficiali e materiali della vita e della realtà; erano utili ma non sufficienti, e non tenevano conto dell’importanza del cambiamento del livello di coscienza, della necessità di una trasformazione interiore. Solo molti anni dopo ho trovato nel libro A Theory of Everything (Shambhala, 2000) di Ken Wilber (che considero mio maestro e punto di riferimento teorico fondamentale nella mia attività) un’analisi critica dell’approccio dell’Unicef nel suo lavoro di aiuto umanitario. Gli insuccessi di questo organismo delle Nazioni Unite (che ha comunque contribuito ad abbassare la mortalità infantile e materna nei paesi in via di sviluppo) erano attribuiti appunto alla visione dimezzata dello sviluppo umano, inteso in termini puramente socio-economici, senza integrare le dimensioni della soggettività individuale e culturale (per approfondire il tema della visione
integrale di Ken Wilber, vedi su questo sito vari saggi e traduzioni).


Come dice Thich Nhath Hanh “lavorare per la pace significa, prima di tutto, essere pace”, per essere pace dobbiamo cambiare noi stessi, essere in grado di sorridere e aiutare gli altri a sorridere. Quando sono arrivata in Italia, il Rebirthing non era molto conosciuto. Filippo Falzoni Gallerani è stato certamente un valoroso pioniere. Dei passi avanti sono stati fatti negli ultimi anni, ma ancora insufficienti. Molte persone, dopo aver sperimentato gli effetti benefici della respirazione per risolvere i loro disturbi, come ansia, attacchi di panico, insicurezza, timidezza, difficoltà a prendere decisioni, paure, tensioni muscolari di origine psicosomatica, quando sentono che è avvenuto un cambiamento positivo dentro di loro mi chiedono quasi stupiti: Ma perché non è più conosciuto?
…perché non è più conosciuto?
Penso che la risposta possa essere trovata, almeno in parte, considerando che l’Occidente ha operato una separazione tra il corpo e la psiche/mente. Il corpo e il mondo erano visti come macchine, orologi e l’Io/mente come qualcosa di autonomo e indipendente sospeso nel nulla e capace di studiare e operare su questa materia inerte. La mente razionale e pensante, l’ego, ha sempre diffidato del corpo e delle sue manifestazioni, della sua fragilità e della sua mortalità creando una dualità insanabile (vedi il testo di Ken Wilber: Riconciliare mente e corpo, su questo sito). La psiche viene curata con le terapie verbali, il corpo con la medicina che utilizza farmaci e chirurgia. In relazione a questo, nella sua prefazione al libro Integral Medicine (su questo sito), Wilber scrive che esiste “una questione molto complessa, divenuta famosa sotto il nome di “dualismo cartesiano”, o rapporto mente-corpo e che, sotto questi ambiziosi paludamenti filosofici, significa molto semplicemente questo: proprio adesso voi sentite, molto probabilmente, di avere un qualche tipo di coscienza e di libero arbitrio, ma la scienza fisica procede come se la realtà fosse un sistema materialistico chiuso. Anche se da un punto di vista filosofico voi foste dei materialisti, dovreste costantemente ‘tradurre’ ogni esperienza nei termini materialistici, perché non è questo il modo in cui l’esperienza viene fatta. Il fisicalismo, in altri termini, viola la maniera propria in cui naturalmente il mondo presenta se stesso (a parte il fatto che la maggior parte dei filosofi di questa area non pensa che la coscienza possa essere ridotta al materialismo riduttivo). Comunque, come medici convenzionali, siete più o meno obbligati a trattare il paziente come se fosse puramente un sistema biofisico e materiale: medicazioni, chirurgia, radiazioni, insomma, un intervento fisico dopo l’altro. I pazienti, nella loro relazione con la medicina, diventano macchine materiali. Eppure il medico, nella consapevolezza di se stesso, sente di non essere una macchina, e anche i suoi pazienti lo sentono. Il problema “cartesiano” nella pratica convenzionale della medicina è questo: siete obbligati, come medici, a trattare il paziente come una macchina materiale, quando entrambi sapete che non siete macchine”.
L’Oriente non ha mai operato questa scissione e la respirazione è stata sempre considerata fondamentale nel ristabilire l’equilibrio tra corpo e mente, sciogliere i blocchi energetici, calmare la mente, aumentare la consapevolezza e raggiungere stati di pace interiore e contatto profondo con le dimensioni transpersonali.



3
Questo ci fa vivere meglio, più consapevoli del presente, rende possibile acquisire quella “fiducia esistenziale” dell’essere e dell’esserci (che spesso da bambini non siamo stati aiutati a conservare e sviluppare), che ci fa celebrare la vita e godere dei piccoli miracoli di ogni giorno, rende capaci di accettare e attraversare la sofferenza quando si presenta, ci fa sentire parte di un tutto più grande, e ci rende capaci di essere fonte di serenità anche per chi ci circonda. Quando siamo in pace con noi stessi contribuiamo alla pace del mondo.
Solo negli ultimi decenni anche da noi si sono fatte strada visioni e concezioni più integrali tendenti a superare il dualismo corpo/mente e che introducono anche negli approcci psicoterapici l’attenzione al corpo, ai blocchi energetici, alla consapevolezza del qui e ora (la bioenergetica, la gestalt, la psicosintesi). Sono molte anche le iniziative che mirano a integrare la psicologia delle tradizioni orientali, quella buddista in particolare, con la visione e gli approcci occidentali; fioriscono gli studi di neurofisiologia sul funzionamento cerebrale durante gli stati meditativi (vedi: www.mindproject.com, e su questo sito il brano: La tua mente può cambiare).
Oggi accade spesso che persone che seguono psicoterapie tradizionali (psicanalisi freudiana, analisi junghiana, adleriana, cognitiva-comportamentale, ecc.) decidano di intraprendere anche un percorso con il Rebirthing perché sentono il bisogno di coinvolgere il corpo e le emozioni, e il piano energetico, al fine di accelerare il loro iter terapeutico. Ma sono anche molte le persone che si avvicinano direttamente a questo metodo perché alla ricerca di un approccio efficace ma più breve e mirato. In ogni caso sarebbe utile una maggiore diffusione della conoscenza di questo metodo tra i professionisti della salute e gli psicologi per una maggiore collaborazione nell’interesse dei
pazienti.


Medicina, psichiatria, neurologia, psicologia e dimensione spirituale sono diventati campi separati (spesso anche ostili) e hanno sviluppato la frammentazione più di quanto non siano riusciti a ricomporla. Metodi e approcci più olistici che si ispirano a conoscenze e pratiche orientali non vengono riconosciuti. Molto pochi sono coloro che considerano gli esseri umani nella loro
“totalità”.
Come sottolinea Ken Wilber, è necessario lavorare per promuovere l’integrazione di teorie e pratiche rivolte alla cura e al benessere dell’essere umano.
A parte i disturbi psichiatrici gravi (quali schizofrenia e psicosi) e pochi altri casi, la respirazione del Rebirthing può esser praticata con notevoli risultati da tutte le persone, sia che si vogliano risolvere e superare vari disturbi psicosomatici o disagi esistenziali, sia come cammino di crescita personale e spirituale e di autorealizzazione. E’ necessario affidarsi a professionisti esperti e qualificati che abbiano anche una buona formazione psicologica e siano aperti alle dimensioni transpersonali della coscienza. Fin dall’antichità, tutte le culture e le tradizioni in Oriente e in Occidente conoscevano il potere di guarigione della respirazione che viene oggi praticata nel Rebirthing.
Molto interessante mi sembra, a questo proposito, citare l’esempio, poco conosciuto, dei Terapeuti di Alessandria. Filone d’Alessandria, la cui nascita si colloca tra il 20 e il 10 a.C. e la morte attorno al 40 d.C., descrive nella De Vita Contemplativa le usanze di un gruppo di persone, i Terapeuti, che egli conobbe e frequentò nei dintorni di Alessandria, luogo di incontro delle civiltà dell’Oriente e dell’Occidente, di sincretismi di tradizioni e culture diverse, dove proliferavano le sette e i gruppi 4 religiosi. I Terapeuti erano degli uomini e delle donne di tradizione ebraica, come Filone stesso, ma aperti agli apporti della cultura greca. Al tempo di Filone, il terapeuta era qualcuno che aveva cura del corpo, ma anche delle immagini che abitavano nella sua anima, aveva cura degli dei e delle parole che gli dei dicevano alla sua anima.

I Terapeuti erano filosofi, cercatori e amanti dell’Intelligenza creatrice (sophia) ed erano capaci di curare il corpo. Ma il corpo non può essere considerato soltanto un oggetto, come una cosa o una macchina dal funzionamento difettoso: il corpo è animato. Non vi è corpo senza anima, poiché ciò che non ha più anima non è più un corpo, ma un cadavere. Curare il corpo di qualcuno, significa essere attento al soffio che lo anima. Per gli antichi Ebrei la malattia e la morte erano legate a una perdita o mancanza di ‘soffio’: curare, risvegliare qualcuno voleva dire far circolare di nuovo il soffio nelle sue membra. Quando il soffio ritorna a Dio, il composto animato si decompone, ritorna all’inanimato. La vita è il soffio, e il terapeuta si prende cura di questo soffio. Guarire qualcuno significa farlo respirare: “mettere il soffio al largo”, cioè amplificarlo, e osservare tutte le tensioni, i blocchi, le chiusure che impediscono la libera circolazione del soffio, vale a dire lo sviluppo dell’anima in un corpo. Il compito del terapeuta sarà sciogliere questi nodi dell’anima, questi ostacoli alla Vita e all’Intelligenza creatrice nel corpo animato dell’uomo.

Mi piace l’idea di considerarci, noi che utilizziamo, amiamo e onoriamo il respiro, come eredi moderni dei Terapeuti di Alessandria, anche noi aiutiamo a mettere “il soffio al largo” affinché possa circolare liberamente e, sciogliendo i nodi e gli ostacoli, ricostituire quell’armonia tra corpo,mente e anima che sola, alla fine, può assicurare la vera guarigione.

domenica 20 gennaio 2013

La grandezza ossea è proporzionale a quella muscolare


Di seguito riporteremo gli studi condotti dalla Interlational Osteporosis Foundation e dal Dottor Helmut W. Minne.

Le ossa contribuiscono a trasformare la potenza muscolare in movimento direzionale. Il ghepardo è in grado di raggiungere velocità incredibili, mentre le specie prive di scheletro,come alcuni tipi di chiocciole o bruchi, possono muoversi solo strisciando.

Tuttavia, mentre le ossa portano vantaggi enormi, devono anche essere delle dimensioni giuste:non ha alcun senso avere dei muscoli possenti e poi avere delle ossa piccole che possono spezzarsi con facilità. Fortunatamente, l’evoluzione ha fatto sì che l’ingrandimento e il potenziamento dei nostri muscoli corrisponda sempre ad un irrobustimento delle ossa, proprio per fare in modo che siano adeguatamente resistenti: questo vale per gli essere umani, ma anche per microscopici insetti o giganteschi dinosauri.
Durante la crescita, i nostri muscoli si ingrandiscono ed anche le nostre ossa. Se aumentiamo la potenza muscolare, le nostre ossa diventano più forti. Muscoli più forti corrispondono ad ossa più resistenti: tutto qui.
Sfortunatamente, l’osteoporosi è una malattia che porta ad una riduzione della massa ossea e ad un deterioramento della struttura ossea. L’osteoporosi rende le ossa fragili, il che favorisce
possibili fratture. A loro volta le fratture, essendo dolorose, possono limitare seriamente la nostra vita quotidiana riducendo la mobilità(6). Una minore mobilità, a seguito di una frattura dovuta all’osteoporosi o semplicemente al
fatto che non facciamo moto, porta ad un uso insufficiente dei muscoli: l’inattività provoca una diminuzione nella produzione di nuovo tessuto osseo sano. Di conseguenza, muscoli deboli equivalgono ad ossa fragili.
Inoltre, se usiamo meno la nostra muscolatura, anche il controllo che il nostro sistema nervoso
esercita sui muscoli comincia a venire meno: a questo punto, i nostri riflessi non sono efficaci
come dovrebbero essere e diventa più facile inciampare o cadere. Se non esercitiamo i nostri
muscoli, rischiamo di cadere più facilmente e, quindi, aumenta anche il rischio di fratture.
Tutto questo giustifica il principio secondo cui migliorare la potenza e la funzione muscolare,
fa bene alle nostre ossa. L’attività fisica sviluppa una muscolatura forte e, di conseguenza,
anche un’ossatura resistente; inoltre migliora il controllo muscolare, l’equilibrio, la coordinazione
e riduce il rischio di cadute e relative fratture.
A prescindere dall’età, tutti dovrebbero fare un po’ di moto per rafforzare la muscolatura.
Tutto questo porterà dei benefici notevoli per:
I giovani – perché li aiuterà ad avere muscoli più forti
Gli adulti – perché li aiuterà a proteggere le proprie ossa
Gli anziani – perché li aiuterà a prevenire la perdita ossea e le fratture


Le ossa che formano lo scheletro sono costituite da
tessuto vivente che si rinnova continuamente nell’arco
della nostra vita. Il nostro scheletro, per rinnovarsi
e mantenersi forte, ha bisogno di essere stimolato
regolarmente attraverso l’attività fisica.
Le ossa sono composte da un minerale di calcio, il
quale determina la loro resistenza e il loro colore
bianco. Il calcio è inserito all’interno in una rete
proteica di collagene piuttosto fibrosa che conferisce
una certa flessibilità alle ossa. Il tessuto osseo non è
del tutto compatto, ma è costituito da una struttura
a nido d’ape all’interno di uno spesso strato esterno
più solido. Questa struttura efficiente produce la
massima resistenza, senza rendere le ossa troppo
pesanti.
La struttura interna a nido d’ape dell’osso fornisce
un’ampia superficie ricoperta da cellule ossee, le
quali rinnovano costantemente il tessuto secondo un
ciclo ben preciso di distruzione e ricostruzione chiamato
“ricambio (o rimodellamento) osseo”. Tale
processo garantisce la sostituzione di osso vecchio
con osso nuovo e sano, la riparazione di qualsiasi
zona danneggiata ed il mantenimento di ossa forti.
Lo stesso processo di ricambio consente all’osso di
aumentare la propria resistenza come reazione a
carichi superiori (per esempio, durante l’attività fisica)
– oppure di ridurla se i carichi diminuiscono.
Le ossa dovrebbero essere usate regolarmente, altrimenti
possono deteriorarsi: proprio come avviene
nel caso dei muscoli quando non vengono utilizzati.
Per mantenersi forti, le ossa hanno bisogno di diverse
sollecitazioni frequenti e di breve durata (per
esempio, alcune normali attività quotidiane come
camminare e salire le scale), mentre devono essere
sottoposte a sollecitazioni più intense (attività fisica)
per diventare ancora più forti




Uno dei modi migliori per sviluppare e
preservare la forza delle nostre ossa è
rappresentato dall’attività fisica.
Attualmente, sappiamo che in tutto il mondo l’osteoporosi
colpisce una donna su tre ed un uomo su cinque
nella popolazione sopra i 50 anni (7-9). Nonostante questo
dato, l’introduzione di misure volte a prevenire la perdita
graduale di tessuto osseo, soprattutto cambiando lo stile
di vita, non è troppo diffusa: la gente, infatti, non si
rende conto di poter fare molto per mantenere le proprie
ossa sane e forti. Però esistono dei comportamenti che
chiunque può attuare per ridurre il rischio di osteoporosi.
Circa negli ultimi venti anni, gli operatori medico-sanitari
si sono resi conto che uno dei modi migliori per sviluppare
e mantenere un’ossatura sana è rappresentato dall’attività
fisica. Proprio come i muscoli, le ossa reagiscono
quando vengono “sollecitate”, in altre parole, quando
sono costrette a sopportare un peso maggiore di quanto
non facciano abitualmente. Questo può essere realizzato
attraverso esercizi con sovraccarichi o “ad impatto” come
camminare, correre, sollevare pesi, saltare o ballare. Attività cosiddette “a basso impatto” o “senza sovraccarichi”,
come il ciclismo o il nuoto, non comportano lo
stesso carico a livello osseo, ma sono comunque eccellenti
per promuovere un buono stato di salute e potenziare i
muscoli.
Un programma bilanciato di attività fisica regolare può
essere di aiuto nel prevenire l’osteoporosi, le fratture associate
e favorire la riabilitazione: questo principio vale per
tutti, e non solo per le persone al di sopra dei 40 anni.
E il motivo è il seguente:


L’attività fisica sviluppa le ossa
dei bambini
Una casa rimarrà in piedi più a lungo se le sue fondamenta
sono solide. Analogamente, la salute delle ossa dipende
dalla loro struttura di partenza.
La maggior parte delle persone raggiunge il loro “picco di
massa ossea” tra i 20 e i 30 anni: è il periodo in cui le
ossa acquisiscono la massima densità e resistenza. Una
volta raggiunto tale valore massimo, la densità ossea si
mantiene costante durante l’età adulta, per poi iniziare a
diminuire successivamente. In passato, i medici ritenevano
che il raggiungimento di questo valore massimo dipendesse
soprattutto da fattori dietetici, come un apporto sufficiente
di calcio, e dall’esposizione solare, necessaria per la
produzione di vitamina D da parte della pelle. La vitamina
D è indispensabile per assorbire il calcio presente negli alimenti,
per il corretto funzionamento del tessuto osseo e,
quindi, per mantenere le ossa forti.
Tuttavia, studi recenti hanno dimostrato che, per gettare le
fondamenta ossee su cui poter costruire per tutta la vita, il
moto ha la stessa importanza dell’alimentazione. Questo
vale durante tutta l’infanzia e l’adolescenza, ma soprattutto
nel periodo di accrescimento rapido che avviene durante
la pubertà(10).
In Finlandia, per esempio, Marjo Lehtonen-Veromaa e
collaboratori hanno dimostrato che le ragazze che fanno
più moto sviluppano circa il 40% in più di massa ossea
rispetto alle ragazze della stessa età, però meno attive(11).
Questa quantità di osso in più contribuisce al raggiungimento
del “picco di massa ossea” e dovrebbe rappresentare
un vantaggio per le ragazze più attive con il passare
degli anni.



Nelle ragazze, il tessuto osseo
accumulato tra gli 11 e i 13 anni è
circa uguale al quantitativo perso nei
30 anni successivi alla menopausa.(12)
L’australiano Ego Seeman, insieme ad alcuni colleghi
europei, ha studiato un gruppo di ginnaste composto da
ragazze giovani e da donne di mezza età e ha scoperto
che non solo le ginnaste prepuberi avevano una maggiore
probabilità di avere una migliore densità minerale
ossea, ma anche che, più in là nel tempo, le ossa delle
donne dedite all’attività ginnica erano molto più denserispetto a quelle delle donne sedentarie(13). Secondo un
altro studio, i ragazzi che praticavano quotidianamente
un’attività fisica intensa presentavano una superficie ossea
del 9% maggiore rispetto ai ragazzi meno attivi(14).
Morale della favola: non è mai troppo presto (ma neppure
troppo tardi, come vedremo in seguito) per iniziare a
rafforzare il più possibile le nostre ossa.
L’attività fisica protegge le ossa
degli adulti
Abbiamo visto come l’attività fisica possa contribuire allo
sviluppo osseo dei giovani, ma anche a proteggere le ossa
degli adulti. L’esempio più drammatico in questo senso
viene da una fonte ultraterrena: lo spazio. Quando cosmonauti
e astronauti hanno viaggiato per la prima volta oltre
l’atmosfera terrestre, i medici sulla terra attendevano con
impazienza il loro ritorno per vedere quali effetti avesse
avuto l’assenza di gravità sul loro organismo. La prima e
più evidente conseguenza fu che i muscoli si erano atrofizzati,
ma ben presto si resero conto che lo stesso era avvenuto
alle loro ossa (15).
In assenza di gravità, i muscoli non devono lavorare come
al solito per aiutarvi a stare seduti, alzarvi in piedi o sollevare
qualcosa: l’organismo reagisce a questa situazione
utilizzando solo i muscoli che si rivelano essenziali. Il
destino degli astronauti è simile a quello dei pesisti che
hanno smesso l’attività: il tessuto muscolare che non è più
necessario si consuma e con esso, a volte, anche le ossa.

L’attività fisica ed il mantenimento del
tessuto osseo sono legati
indissolubilmente.
Oggi abbiamo una migliore comprensione del rapporto
tra densità ossea e massa muscolare. Sappiamo che non
possiamo dipendere unicamente dalla forza di gravità per
fornire la stimolazione meccanica necessaria per lo sviluppo
osseo ed evitare l’atrofia: anche l’attività fisica svolge
Forse l’esempio più evidente di questo fenomeno è rappresentato
dai cosiddetti astronauti terrestri, cioè persone che
hanno trascorso lunghi periodi sdraiati a letto. Come
parte di uno studio sugli effetti dei viaggi spaziali di lunga
durata, Dieter Felsenberg, della Libera Università di
Berlino, ed alcuni collaboratori, tra cui scienziati dell’Ente
Spaziale Europeo, hanno studiato cosa accade quando
viene impedito a giovani volontari sani di usare i loro
muscoli per lunghi periodi di tempo.
I “terranauti” trascorrono mesi sdraiati, senza muoversi.
Quando finalmente si alzano dal letto, devono affrontare
numerosissimi inconvenienti: muscoli indeboliti, impossibilità
di saltare e perdita di tessuto osseo. Secondo
Felsenberg, perdono fino al 15% della loro densità minerale
ossea durante un “viaggio spaziale” della durata di
soli tre mesi.